RELAZIONI E PROPOSITI

Organizziamo seminari,incontri e confronti a carattere e fini culturali e spirituali; quali: come agire per favorire l'avvento di un "Uomo Nuovo" in questo momento di grande crisi e trasformazione della Terra, quell' Uomo che sa vivere con totalità,intensità e pienezza, e che non si trascina dalla culla alla bara ma sa rendere ogni momento della vita una gioia, una canzone, una danza, una celebrazione.
L'associazione propone e diffonde insegnamenti e tecniche di meditazione.
Promuove lo studio di vari aspetti della realtà così come essa è rappresentata nelle tradizioni religiose e filosofiche di ogni epoca.
Sviluppa la ricerca nel campo delle tecniche di meditazione con riferimento alle sperimentazioni compiute dalla psicoterapia occidentale e alla tradizione di meditazione orientale.
Promuove la ricerca e l'uso di tecniche atte a sviluppare la consapevolezza e lo sviluppo armonico dell'individuo nella sua multidimensionalità di corpo,mente e spirito, organizzando gruppi e ritiri individuali di meditazione , gruppi e sessioni individuali di tecniche corporee, gruppi di attività ricreative.
Tutto ciò in incontri a giorni alterni, per tre volte a settimana, esclusi vari seminari nei week-end organizzati di volta in volta secondo le esigenze.

mercoledì 19 giugno 2013

IL VECCHIO

Il racconto narra di un certo tipo di amore e di silenzio, ( che è un po la stessa cosa,) e su alcune immagini semplici e grandi sulle quali il cuore si è aperto, malgrado una certa ostilità, scaturita da una natura schiva e indifferente.
Esse sono i profumi della mia terra, colline, mare, campagna e cielo che mi accompagnano tutt'ora, dove cerco di mettere luce,  fra le cose che dico, e quelle che faccio o che sono.
   Per quanto possano e debbono essere diverse per ciascuno di noi, le ragioni per vivere e per sopravvivere, io penso che quello che conta alla fine è incontrarsi,  con tutte le implicazioni e le complicazioni, che questo comporta,così che possa restare in ognuno di noi, un qualcosa dell'altro
che ci arricchisca, e che ci aiuti, in qualche modo, a costruirci e a costruire...alla fine creare.
     
    Il vecchio guardava l'uomo affondare la vanga nel terreno senza sforzo apparente, tirarla fuori con facilità   e ammucchiarla con ordine alla sua destra   .Non parlava, nessuno dei due parlava.
Era un vecchio strano, con delle rughe profonde alla nuca,sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle, provocato dai riflessi del sole d'estate; le  chiazze scendevano lungo i lati del viso, e le mani avevano cicatrici profonde che gli erano venute dal lavorare la terra, giorno dopo giorno. Tutto in lui era vecchio, tranne gli occhi, che avevano il colore del mare, quando il grano è maturo ed erano allegri e indomiti,.
Il silenzio festeggiato dai canti dei grilli e delle cicali era frammentato dal ronzio di sciami  di api che profferivano misteriose litanie mentre cristalli di sudore venivano giù ad intermittenza, dalle spalle e dal
torace dell'uomo.
L' uomo era assorto e non guardava da nessuna parte,tranne la terra che spalava via con sicurezza e vigore ,                                   una sigaretta a metà fra le labbra dava, giusto l'idea di una introversione sferzante e profonda. , Aveva cominciato quel lavoro all'alba, molto presto, e nonostante la fatica gli pesasse, stringeva i denti e non dava nessun segno di affaticamento, Voleva finire in fretta, prima che il sole toccasse il meridiano e gli bruciasse la pelle. La notte prima, l'aveva passata a fumare e a cercare di scrivere qualcosa che probabilmente non interessava nessuno e che d'aggiunta non riusciva mai a terminare. Aveva bevuto e aveva fumato,ed era ancora sveglio quando il temporale si era abbattuto sul villaggio.Era sopraggiunto con una rapidità e una violenza sorprendenti. In poche ore, aveva spazzato via le olive dagli alberi, scoperchiato le tegole dai tetti di ardesia e sradicato l'antico salice che presidiava la collina dall'alto.
Con la stessa velocità si era poi allontanato, lasciandosi alle spalle una quiete di gelido silenzio.
Quando l'uomo, ancora vestito e sregolato aveva aperto le imposte della finestra; si era trovato davanti all'infelicità più orribile che avesse mai conosciuto: quello di un vecchio infermo, solo e abbandonato,   che guardava in alto la collina e disperato scuoteva la testa: non ne aveva il diritto...ripeteva...non ne aveva il diritto, e la sua blasfema ribellione sembrava rivolta verso un dio immaginario che non lo aveva risparmiato, mentre lacrime d'orrore gli inondavano il viso.
l'uomo era rimasto a fissarlo per un momento eterno, I due abitavano di fronte,l'uomo in un comodo appartamento,il vecchio, in una stanzetta al primo piano dall'altra parte del cortile. L'uomo era venuto
a stare lì da poco più di un anno alla ricerca di solitudine, silenzi, risposte o chissà che, mentre il vecchio vi dimorava da più di una vita. si erano affiatati fin dai primi giorni, in silenzio fumavano e molto spesso il vecchio lo guardava, con mestizia e saggezza, i conterranei l'avevano soprannominato (pippamocch) cioè pipa in bocca. erano amici, l'uomo si era preso un serio interesse per la noia del vecchio, sapeva che era solo, anche lui era solo.
In silenzio, senza por tempo, l'uomo era rientrato, aveva raccolto una vanga,  un piccone, e delle funi,si era caricato il vecchio a sghimbescio sulla schiena ed era partito spedito verso il maltolto.
Il salice si ergeva ora maestoso nella luce del sole, l'uomo lo aveva ritirato su  con caparbia e determinazione
legandolo e trainandolo con le funi, aveva spalato e ripulito la terra, sgombrato la grossa buca dagli ammassi di roccia che vi erano caduti, e l'aveva ripiantato di nuovo giù, più in fondo del fondo, con maggiore aderenza alla terra e alla vita.
Il vecchio per tutto il tempo era restato in silenzio, quietato dall'aria cristallina e dalla roccia, di cui ne sentiva sotto le dita la sicurezza e la faccia ruvida e non guardava, d'altronde non c'era niente da dire. Il salice si ergeva ora maestoso nella luce del sole,i rami cadevano giù fin quasi a toccare la terra da cui era nato, come braccia stanche di chi si è rallegrato e  sofferto in solitudine.     il verde dei suoi rami abbagliavano la vallata.
e il profumo della terra smossa riempiva il cuore di emozioni dilazionate nel tempo dei sogni.
L'uomo aveva lasciato cadere la vanga all'ombra dell'albero, aveva tirato fuori delle sigarette sgualcite, e ne aveva accesa una, poi si era seduto esausto sulla roccia a fianco del vecchio. Che te ne pare? disse serio,con un misto di tremore e soddisfazione.
  Il vecchio alzò gli occhi lucidi per la prima volta a guardare l'albero, tirò  su la testa bianca con grande solennità, e portò la mano sinistra alla fronte per ripararsi dal sole; stette immobile un minuto, che all'uomo sembro eterno, poi abbassò gli occhi nel volto dell'uomo e sorrise, di un sorriso semplice, infantile...
allora anche l'uomo sorrise.

sw Antar khirad
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